Così Instagram ha centuplicato il suo valore e oggi può salvare Facebook

Fonte: il sole 24 ore

Era il 9 aprile del 2012 quando l’applicazione Instagram, sviluppata da Kevin Systrom e Mike Krieger, passava nelle mani di Facebook Inc per una cifra complessiva di un miliardo di dollari, poi scivolata a 715 milioni a causa della svalutazione delle azioni comprese nel pacchetto. L’accordo, infatti, prevedeva 300 milioni cash e il resto in azioni di Facebook, che avrebbe esordito in borsa da lì a un mese.

Fu il primo grande acquisto firmato Mark Zuckerberg. Un investimento importante, per un App incentrata sulle immagini e sui filtri che aveva dato prove di crescita significanti.

In quei giorni Instagram aveva festeggiato i 30 milioni di utenti attivi. Dava lavoro a 15 persone. E, dopo un inizio dedicato agli utenti possessori di iPhone, la proprietà aveva deciso che era arrivato il momento di aprirsi al mondo Android.

Da quel 9 aprile sono passati poco più di sei anni. E Instagram è diventato un titano del mondo social, con oltre 700 dipendenti negli uffici di Menlo Park. Gli utenti sono un miliardo, attivi in tutto il mondo. Ma i tassi di crescita stimati sono i più performanti dell’intero settore, e gli utenti diventeranno due, secondo le proiezioni, entro i prossimi 5 anni. Se oggi Instagram fosse un’azienda autonoma, il suo valore di mercato sarebbe di 100 miliardi di dollari, secondo stime di Bloomberg. Numeri che dicono chiaramente una cosa: Instagram è stato il miglior investimento firmato Mark Zuckerberg. Il valore dell’App si è di fatto più che centuplicato negli ultimi sei anni.

Va detto che il ceo di Facebook è artefice anche di un’altra operazione di mercato importante: l’acquisizione di WhatsApp. L’applicazione di messaggistica istantanea vanta, oggi, oltre 1,5 miliardi di utenti attivi. Ma per portarsela a casa, Zuckerberg scucì un assegno ben più sostanzioso rispetto a quello investito per Instagram: 19 miliardi di dollari contro 715 milioni. Senza contare che il modello di business di Instagram è ben strutturato e lascia meno dubbi rispetto a quello di WhatsApp sul fronte degli introiti. Nel 2017, secondo la società di ricerca EMarketer, Instragram ha contribuito col 18% al fatturato complessivo di Facebook Inc.

Instagram salverà Facebook? 
Gli ultimi mesi sono stati i faticosi di sempre per Facebook. Lo scandalo Cambridge Analytica ha posto il social network sotto i riflettori di mezzo mondo, scatenando discussioni sulla gestione dei dati personali che potrebbero avere ripercussioni sul lungo termine. La poltrona di Zuckerberg ha vacillato in più di una circostanza, anche se la posizione del Ceo e fondatore non è mai sembrata veramente in dubbio. Ma Facebook ha fatto i conti per la prima volta con problemi concreti, e la partita non è ancora chiusa. Per questo la floridità di Instagram è un’ottima notizia per l’intera azienda.

Oggi l’App delle immagini “filtrate” gode di ottima salute, trascinata da tendenze che proiettano il mondo dei social sempre più verso le foto e dalla categoria “Stories”, palesemente copiata da Snapchat, che ha conquistato pubblico e consensi. Ma non è tutto.

Il pubblico di Instagram è più giovane di quello di Facebook, un vantaggio dal punto di vista del marketing. E a differenza di Facebook, che ha riportato il suo primo calo di utenti in Nord America nel suo trimestre più recente, Instagram è ancora in crescita.

I temi trattati sulle due piattaforme, inoltre, pongono Facebook in una posizione di svantaggio: politica, odio, terrore e fake news sono argomenti che hanno accentuato tutte le vulnerabilità del social ideato da Mark Zuckerberg. E su questo fronte Instagram, incentrata esclusivamente sulle immagini, è molto più tutelata. Per questo, per molti analisti, la posizione dell’App delle foto è di netto vantaggio rispetto a quella di Facebook.

E poi c’è un nesso vitale: i dati raccolti dagli utenti di Instagram possono essere usati per indirizzare gli annunci pubblicitari su Facebook e viceversa. Allo stesso tempo, però, la maggior parte degli utenti di Instagram vedono la piattaforma come una fuga da Facebook, grazie all’immagine che l’App è riuscita a costruirsi in questi anni. Una fuga che, chiaramente, fuga non è, dato che la società madre è sempre la stessa.