Pubblicità personalizzata, Google spiega come la sceglie e come disattivarla

Una volta individuate le categorie che Google ha scelto per mostrare determinati annunci agli utenti, il motore di ricerca lascia a loro la scelta di eliminare le etichette che non desiderano per la personalizzazione degli annunci commerciali

adsetting“Senator, we run ads”: quando Mark Zuckerberg ha risposto con queste parole nel corso dell’udienza davanti al Congresso degli Stati Uniti, l’occhio di bue che negli ultimi mesi ha illuminato la gestione dei dati personali degli utenti ha allargato il diametro, ridestando la curiosità anche sulla gestione pubblicitaria non solo di Facebook, ma dell’ecosistema digitale tutto. Tra la rinnovata attenzione ai temi della privacy e l’attuazione del Gdpr europeo, tutti i protagonisti della rete hanno sentito forte l’urgenza di fornire ulteriori dettagli.

Google, che già a maggio aveva spiegato con chiarezza visiva il modo in cui raccoglie i dati degli utenti, ha rilasciato nuovi strumenti dedicati alla comprensione dei suoi meccanismi pubblicitari. Nella sezione “Impostazioni Annunci” del proprio account Google, le persone potranno personalizzare non solo su app e servizi di The Big G, ma anche su app e siti che collaborano con il motore di ricerca per veicolare pubblicità.

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“Gli annunci sono basati sulle informazioni personali che hai aggiunto al tuo account Google, sui dati derivanti dagli inserzionisti che collaborano con Google e sulla deduzione dei tuoi argomenti di interesse da parte di Google. Scegli un qualsiasi fattore per conoscere ulteriori informazioni o per aggiornare le tue preferenze”, recita l’introduzione alla sezione.

Da adesso, ognuna sarà “disattivabile” se non coerente con il proprio profilo, o se semplicemente non si desidera più ricevere indicazioni su quel fronte.
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Più in generale, si può direttamente disattivare l’intera personalizzazione degli annunci.

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Nel post ufficiale l’azienda ha anche annunciato lo strumento “Perché vedo questo annuncio?” collegato agli annunci, che spiega come mai l’utente sta visualizzando quel tipo di contenuto.

Fonte: Wired.it